Il sindaco ingegnere faccia un po’ l’architetto

Il sindaco ingegnere faccia un po’ l’architetto


Mezzogiorno, 19 giugno 2022 – 08:47

Manfredi deve dare una forma ai suoi progetti, mostrarli alla gente. Far sognare una citt futura che sia migliore, pi pulita, pi ordinata e pi civile

di Antonio Polito

Gi in campagna elettorale, quando si profilava la vittoria di Gaetano Manfredi, ci eravamo permessi di segnalare quale sarebbe stato il punto debole di quella scelta. Da un lato Napoli per la prima volta dopo un decennio dava fiducia a un costruttore, a un uomo che si riprometteva di ricucire invece che di scassare. A una persona mite, che parla e non urla, abituato alla mediazione dalla sua precedente gestione dell’Universit. Alleluia. Dall’altro, per, la citt forzava cos un po’ la sua natura, che cerca un rapporto oserei dire quasi fisico con il primo cittadino, una sorta di immedesimazione, una empatia. Che chiede a chi la rappresenta di interpretarla anche un po’, di somigliarle.

Da molti punti di vista, invece, Manfredi non somiglia a Napoli. Somiglia a una Napoli che molti di noi, e forse lui stesso per primo, vorremmo: razionale, riflessiva, fredda. Ma non alla Napoli reale. E in un paio di occasioni questa idea pedagogica, illuministica del governo cittadino venuta fuori creando tensione e molte polemiche. La prima fu quando venne stilato un regolamento comunale che si proponeva, addirittura, di indirizzare i giovani verso un divertimento educato, via dalla movida. La seconda, dei giorni nostri, era la bozza di regolamento che voleva eliminare i panni stesi dal panorama cittadino. Entrambe le volte l’assurdit della pretesa, che consisteva nel cambiare per decreto il costume, la tradizione, le abitudini, ha costretto sindaco e giunta a una rapida marcia indietro. Ma entrambe le volte la toppa stata peggiore del buco. Perch all’eccesso pedagogico iniziale ha fatto seguito lo sbracamento.


Se la movida non pu essere disciplinata, si finiti per accettare che sia indisciplinata, rinunciando a ogni limite orario. E se i panni stesi non si possono eliminare, allora si riconosce loro un singolare status culturale, e si dichiara che sono un elemento di rappresentativit della nostra citt, e non un elemento di mancato decoro (parole di Manfredi). Queste sbandate, da un errore al suo opposto, sono pi inquietanti dell’errore iniziale. Perch danno l’idea di un sindaco che non ha ancora deciso quale sia il messaggio che vuole mandare alla citt. Lo si vede del resto nel sostanziale disinteresse che mostra per la comunicazione: la quale non solo manipolazione e imbroglio politico, come spesso in Italia , ma invece anche un modo di relazionarsi con l’opinione pubblica. Manfredi non parla a Napoli, o almeno non l’abbiamo finora mai sentito — e sono quasi dieci mesi — parlare alla citt. Parla in innumerevoli convegni. Parla alle categorie, ai gruppi di interesse, e alle istituzioni, sa costruire consenso alla stregua di come si fa in un ateneo, con la disponibilit all’ascolto e il raziocinio e la rassicurazione.

Ma sa anche motivare un popolo a cambiare, visto che questo che ha promesso per la sua sindacatura? Delle mille povert di Napoli — efficacemente elencate venerd su questo giornale dal direttore Enzo d’Errico — nessuna stata finora non dico avviata a soluzione, ma neanche affrontata con il piglio che ci si aspetterebbe da un sindaco che dovrebbe mettere fine a un decennio di declino. Sappiamo bene che l’abito mentale da ingegnere che indossa Gaetano Manfredi lo porta pi a progettare, a fare calcoli, a studiare materiali, a distribuire carichi e risorse. Ma lui deve capire al pi presto che ha bisogno di adottare anche qualche virt dell’architetto: deve dare una forma ai suoi progetti, mostrarli alla gente anche se ancora sotto forma (metaforica) di plastici o di rendering, far sognare una citt futura cos migliore, cos pi pulita, pi ordinata, pi civile, che a nessuno venga in mente di stendere i panni per strada. E non per decreto, ma perch ha capito l’idea di una Napoli diversa che ha in mente il sindaco, e ha deciso di partecipare a costruirla. Questo magic moment e gi scattato altre volte nella storia, anche recente, della nostra citt. E se stavolta non ancora successo, la colpa non della citt.

19 giugno 2022 | 08:47

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